7 Aprile, 2022

Torniamo alla Natura. Partendo dal cibo.

Questa mattina, seguendo il sentire, sono andata alla ricerca di qualcosa che fosse davvero genuino.

Brevissima ricerca in internet di aziende agricole biologiche, il primo nome che mi ispirava, poi via in auto.

Affidandomi al navigatore, che mi indicava “destinazione raggiunta” in mezzo ad un meleto, ho dovuto ricorrere al vecchio sistema di chiedere informazioni, nel bar più vicino. Nei paesi piccoli si conoscono tutti, per cui fortunatamente mi hanno dato indicazioni su come raggiungere il luogo.

“Però prima di fare altra strada, le conviene telefonare.”

Giusto, infatti chiamo.

Mi risponde una signora che, molto gentilmente, mi dice che mi aspetta, che “sta facendo la polenta” (si è fatto quasi mezzogiorno).

Salgo con l’auto verso un maso circondato da meli e coltivazioni varie, sulle pendici del monte.

Scendo dall’auto. Vedo e respiro subito la cura del luogo.

Sento il profumo inconfondibile della polenta fatta sul “fogolar”, come qui in Trentino si definisce la stufa a legna con la quale il paiuolo di rame è a contatto direttamente con la fiamma.

La porta poggiolo della cucina è aperta, la signora mi invita ad entrare, mentre mescola vigorosamente la polenta che sta terminando di cuocere.

Ha gli occhi del colore del cielo, sicuramente oltre la sessantina, un viso che parla di una persona che conosce la fatica, ma anche la bellezza di una vita trascorsa a contatto con la natura.

Mentre la polenta, ormai cotta, è fumante sull’apposito tagliere rotondo di legno, usciamo a vedere i prodotti che hanno al momento.

Sono esposti in un angolo esterno, sotto una tettoia, in maniera semplice ma ordinata; qualche vecchio attrezzo cattura la mia attenzione, mentre la signora mi offre un bicchiere del loro succo di mela. Fatto con sette tipi diversi di mele, qualità antiche peraltro. Intanto, mi mostra il falchetto che vola sopra la campagna, e dice che deve tenerlo d’occhio perché ha le galline libere tra i meli, che così mangiano gli insetti.

Il succo di mela non ha niente a che vedere con quello che avevo bevuto al bar, per chiedere informazioni. Questo è un’esplosione di gusto. Cambia, si modifica man mano che lo si assapora.

Succo promosso a pieni voti, ne faccio scorta.

Prendo anche patate, sciroppo di melissa e sciroppo di sambuco, succo di mirtillo e biscottini fatti con la loro farina di mais e mirtilli, e naturalmente la farina di mais integrale per fare la polenta.

Andiamo a prendere le uova: nella casetta di legno, in mezzo alla paglia, le uova fresche, appena deposte, delle “galline felici, perché hanno il gallo” mi spiega, indicandomi una bellissimo animale con un piumaggio folto e cangiante, sopravvissuto a due attacchi da parte della volpe.

Guardo le uova. Appena deposte. Ancora tiepide. Queste uova non vedranno camion, autostrada, luci al neon del supermercato, non sentiranno la radio che trasmette pubblicità dei prodotti o il bip del lettore di codice a barre della cassa. No. Ora, solo ora comprendo appieno il concetto di “bioradianza” studiato all’accademia di naturopatia. Ovvero, ogni alimento (come ogni essere vivente), oltre ad avere un potere calorico (chimico – energetico), ha anche un potere elettromagnetico (vibrazionale). Questi studi, che furono messi a punto dall’ingegnere francese Andrè Simoneton negli anni Trenta e Quaranta, servendosi di apparecchiature scientifiche, misurarono la quantità di onde elettromagnetiche degli alimenti, facendo una classifica di quali radiazioni indeboliscano o fortifichino il nostro organismo.

In estrema sintesi, più un alimento è fresco, più è bioradiante, più trasmette vibrazioni che innalzano il grado di salute dell’organismo umano.

Mentre mi fa il conto su un foglietto a mano, osservo le sue mani. Mani che non hanno paura di sporcarsi. Mani che vivono tutte le stagioni, dal freddo più pungente al caldo torrido. Mani che sanno sapientemente prendersi cura della Terra.

Sento, capisco che ciascuno di noi può fare la differenza. Di sicuro la spesa al supermercato è comoda. Ma. Se anche volessimo tralasciare il beneficio per la nostra salute, ignorando l’autenticità dei sapori (appena arrivata a casa, ho fatto delle fantastiche patate al forno, con delle foglie di alloro e dei cipollotti simili ai porri che la signora mi ha dato in omaggio spiegandomi la ricetta, e una gustosissima frittata con le uova delle galline felici: il guscio robusto, il tuorlo compatto, di un bell’arancio acceso). Se anche volessimo ignorare l’ambiente (qui non c’è un grammo di cellophane o plastica). Se anche volessimo non pensare al sostenere l’economia locale anziché la grande distribuzione che guarda soprattutto alla quantità.

Facciamolo per i nostri figli. Per ri-educarli ai sapori veri, genuini. Per far capire loro che anche i cibi semplici possono essere gustosi.

Facciamolo per Madre Natura. E’ ciò che ci sta chiedendo: invertire la rotta, tornare alla terra, tornare alle cose autentiche.

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